Lunga vita ai nerd!

Sul suo blog sul Post, Roberto Gagnor ha pubblicato un interessante articolo sulla percezione dei “secchioni” nella società italiana, facendo particolare riferimento alla televisione. D’altro canto, checché se ne dica, la TV — soprattutto quella cosiddetta “generalista” — è e resta lo specchio del modo di pensare della maggioranza.

Nel suo articolo, il buon Gagnor fa notare come chi sa le cose (ed è disposto a spiegarle) venga solitamente ridicolizzato, se non addirittura preso di mira, da chi le cose non le sa, e soprattutto non le vuole sapere. Scrive l’autore, e i lettori nei commenti confermano, che i non-secchioni non sono solo ignoranti: si vantano addirittura della loro ignoranza, mettendo gli altri, quelli che ignoranti non sono, quasi nella condizione di doversi quasi scusare. Il termine “secchione”, sostanzialmente, usato come insulto.

Io a scuola sono sempre andato bene. Ho faticato non poco in matematica alle superiori, vero, un po’ perché i miei interessi culturali stavano cambiando e un po’ perché, lasciatemelo dire, definire mediocre il mio professore del biennio sarebbe già un enorme complemento. Purtroppo, non avendo solide basi, è difficile andare avanti. In ogni caso, nelle altre materie non ho mai avuto particolari problemi, anzi alla fine sul mio diploma c’era scritto 95/100. Non ero “petulante e presuntuoso”, come secondo Gagnor sono spesso percepiti i secchioni dai non-secchioni, anche perché la mia timidezza cronica me l’ha sempre impedito. D’altro canto non sono mai stato uno che passava troppo tempo sui libri: stavo attento a scuola e a casa dovevo lavorare meno. Non ero scemo.

Nel corso degli anni, e con l’aumentare delle mie conoscenze in campo informatico e non solo, mi sono sicuramente reso fastidioso agli occhi di qualcuno. Guarda caso, però, si trattava sempre di persone simili al “compagno che scoreggia e mette la puntina sotto la sedia del professore” che cita Gagnor nel suo articolo. In altre parole: gente fiera della propria pochezza culturale.

Uno dei più comuni appellativi che mi sono stati affibbiati da queste pesone è quello di “nerd”, con intento chiaramente offensivo. La cosa in realtà è abbastanza divertente, anche perché è un termine che si presta benissimo al concetto sociolinguistico di riappropriazione (di cui ho parlato, in inglese, sul mio blog Avian Bone Syndrome).
Per dirla in due parole: ci sono termini che nascono come offensivi verso un determinato gruppo di persone, normalmente una minoranza, ma col tempo gli appartenenti a quel gruppo cominciano a usarlo per riferirsi a sé stessi. A mano a mano il peso offensivo di quella parola tende a diminuire quando viene usato da persone esterne al gruppo, ma viene rafforzata la segregazione tra chi ne fa parte e chi non lo è. Questo può essere considerato anche più offensivo, dato che la percezione è che venga minata l’identità stessa di quella minoranza. Se volete capirci qualcosa in più vi conviene leggere quel post. Torniamo a noi.

“Nerd”, ovviamente, non ha le implicazioni socio-politiche dei termini offensivi usati per riferirsi a nazionalità, gruppi etnici od orientiamenti sessuali. Nel suo piccolo ha però un discreto impatto, anche se negli ultimi anni quando l’essere chiamati “nerd” è una cosa che noi, destinatari di tale epiteto (o presunto tale!), prendiamo con surreale divertimento. Certo, preferiremmo essere chiamati “geek” che è più rispettoso, ma considerato che la maggior parte degli italiani lo pronuncerebbe male ci accontentiamo di essere chiamati “nerd” e di vedere la reazione infastidita di chi si rende conto che non ci offende affatto, anzi, per noi è quasi un complimento.

Perché, vedete, noi sappiamo che non c’è niente di male nel sapere le cose, soprattutto se si tratta di tecnologia. Non c’è niente di male nell’usare il cervello e non sapere come fare la pizza in casa, così come non c’è niente di male nell’essere pizzaioli provetti e non saper mandare un sms. La differenza è che noi non ci sentiamo inferiori perché non sappiamo fare la pizza, e soprattutto non cerchiamo di far sentire inferiori, paradossalmente, chi ne sa più di noi; anzi, massimo rispetto per i pizzaioli, per i muratori, per gli idraulici, per gli operai. Che senso ha insultare uno che ne sa di più, soprattutto se vuole insegnarci qualcosa?

Noi “nerd” possiamo essere timidi, possiamo portare occhiali spessi come il fondo delle pentole Mondial Casa, possiamo avere i capelli sempre fuori posto. Possiamo anche essere degli emeriti rompiscatole se ci dà fastidio vedere gente che non sa scrivere in un italiano almeno decente, o se sbuffiamo quando chi ci chiede aiuto col computer non si è segnato il messaggio di errore e pretende che noi, magicamente, sappiamo cosa è andato storto.

Eppure, vedete, pensate a quello che state facendo: state leggendo questo post su un blog, ossia su un sito. Da qualche parte c’è stato un nerd che ha configurato il server web scritto da dei nerd su un sistema operativo scritto da altri nerd. Ancora altri nerd da qualche parte hanno tirato le migliaia di chilometri di fili tra il server e la vostra linea del telefono, inclusi i nerd che hanno smanettato nella centralina adsl o sul ripetitore a cui siete collegati. E il vostro browser è stato scritto da alcuni nerd e gira su un sistema operativo scritto da nerd. Il vostro telefono funziona, anzi esiste, grazie ai nerd. Potete guardare un film al cinema grazie ai nerd che hanno studiato noiosissime formule di ottica perché altri nerd con il pallino di scoprire come funziona il mondo si sono messi a fare delle prove con un pezzo di vetro convesso, qualche secolo fa, e grazie ai nerd che hanno scoperto come imprimere delle immagini su una pellicola. Il vostro ascensore funziona perché migliaia di anni fa un nerd sconoscuito ha scoperto il principio della carrucola. Tesla era un nerd. Edison era un nerd. Einstein era un nerd. Higgs è un nerd. Jobs era un nerd. Il tizio che ha inventato Bittorrent è un nerd ed è pure autistico. E il pizzaiolo della vostra pizzeria preferita, beh, è un nerd pure lui nel suo campo. E per fortuna che lo è!

Pensare di insultare qualcuno che ne sa più di voi in campo tecnologico chiamandolo “nerd” lo farà divertire, anche solo per un motivo: vi giocate la possibilità di farvi sistemare da lui qualcosa che non va. Una persona, di cui non farò il nome, si è divertita a chiamarmi così per diverso tempo. Poi ha speso €70 (settanta euro) per farsi cambiare una presa difettosa da un elettricista. Io, da bravo nerd, so farlo da solo: spendo €3 (tre euro) di materiale e in meno di cinque minuti ho finito. Però, beh, volete mettere la sua soddisfazione di non essere nerd come me?


Un nerd costruito da un nerd:

(“Short Circuit 2”, 1988)


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