Harajuku Fashion Walk Pescara, quarta edizione

Sabato scorso, il 28 settembre 2013, si è tenuta a Pescara la quarta edizione dell’Harajuku Fashion Walk locale. Di che si tratta? Ve lo spiego subito, anche perché fino a poche settimane prima nemmeno io ne avevo idea.

Harajuku è, riassumendo e semplificando, il quartiere della moda di Tokyo; diciamo che può essere paragonato, con le dovute differenze, a Via Montenapoleone di Milano.
Una Fashion Walk, invece, è esattamente quello che suggerisce il nome: una passeggiata di gruppo per le vie della città in cui tutti i partecipanti sono vestiti secondo un certo stile.

Circa un mese fa la mia amica e modella Mara mi ha invitato su Facebook a questo evento, dicendomi che mi sarei divertito a scattare foto. In effetti non si vedono spesso persone vestite in modo così esuberante, e mi sono detto: perché no?
In realtà, per tutta una serie di coincidenze, fino a un’ora prima dell’incontro non sapevo ancora se sarei andato, ma alle 15:30, puntuale come un orologio della Casio (siamo in Giappone, no?) mi sono ritrovato alla Stazione Centrale di Pescara a chiacchierare con Mara e ad aspettare che arrivassero gli altri.

Era già prevista la presenza di un fotografo ufficiale, quindi non ho mai avuto la pretesa di realizzare foto perfette; piuttosto, ho approfittato dell’occasione per fare una cosa che non faccio mai: immortalare momenti spontanei, quasi fossero scatti rubati. Non lo faccio mai perché qui a Chieti la gente è sospettosa, e andare in giro con una macchina fotografica attira troppi sguardi; non solo, c’è anche il rischio concreto che qualcuno si innervosisca…

Il percorso della passeggiata è stato piuttosto breve, dalla Stazione Centrale a Piazza della Repubblica (dove, tra le altre cose, c’era un tizio che portava a spasso un maialino — come se non bastasse l’esuberanza di una trentina di ragazze vestite alla moda Giapponese!) Qui, nei pressi della Nave di Cascella, Andrea — fotografo ufficiale nonché persona gentilissima — ha scattato foto a ognuno dei partecipanti. Io, dimenticandomi che sono timido e comunque cercando di non dare fastidio, mi sono messo lì a fianco e ho scattato abbondantemente… al punto da dover tirare fuori la memoria d’emergenza.
Nel frattempo, ovviamente, i passanti si fermavano e si facevano fotografare con le ragazze che aspettavano il loro turno per le foto ufficiali di Andrea (e quelle rubate del sottoscritto) o che le avevano già fatte.

Ora, chi mi conosce sa che io non sono esattamente un nipponofilo. Semplicemente non sono mai stato appassionato di anime, manga, o di cultura giapponese, né classica né moderna; mi affascina alla lontana, mi incuriosisce il divario enorme tra tradizione e modernità e conosco più o meno la storia di Yataro Iwasaki e della sua Mitsubishi, che di fatto è stata lo spartiacque tra antico e moderno (grazie, History Channel!), ma mi fermo lì. Anche la mia passione per le lingue, del resto, non riguarda molto quelle orientali; sarà che non so disegnare e se provassi a studiare il giapponese (o il cinese, o il coreano, o il thailandese, ci siamo capiti insomma) finirei per insultare qualcuno solo scrivendo il mio nome…

In ogni caso, è proprio per questo mio essere “infiltrato” all’Harajuku Fashion Walk che sono rimasto molto colpito dalle reazioni, tutte più che positive, che le partecipanti hanno avuto su Facebook quando ho iniziato a pubblicare le foto.
Innanzitutto devo dire che l’organizzatrice, Grazia, è una persona deliziosa; non saprei quale altro aggettivo usare. Abbiamo chiacchierato a lungo nei giorni successivi alla passeggiata, mi ha spiegato un po’ di retroscena delle Fashion Walks, e mi ha fatto sentire “a casa” nonostante, appunto, io fossi una specie di infiltrato.
In realtà sono stato quasi sopraffatto — positivamente! — dalle reazioni alle mie foto da parte di tutte le persone che ho fotografato. Già questo è un po’ insolito, visto che sono abituato alle lamentele di chi non si piace ;-), ma quello che mi ha stupito di più è stato ricevere complimenti proprio sugli scatti “rubati”.
Non solo: più di una ragazza ha usato una delle mie foto come foto profilo e/o di copertina su Facebook (!), più di una ragazza mi ha definito “fotografo professionista” (!!) e più di una ragazza ha espresso interesse nel posare per me in studio (!!!). Chissà che finalmente la fotografia non diventi davvero un secondo lavoro…

In ogni caso, durante questa settimana ho avuto modo di chiacchierare con molte di loro, tutte persone semplicemente meravigliose. La prossima Harajuku Fashion Walk a Pescara ci sarà tra novembre e dicembre, e sicuramente non mancherò. Chissà che prima o poi non riusciranno a convincermi a mettermi in costume… 😉

Questo post, quindi, è semplicemente per ringraziare — di cuore! — tutte le persone che c’erano sabato. Era da un pezzo che non mi divertivo così. 🙂

Potete vedere le mie foto su Flickr o su Facebook. Non dimenticate di mettere “mi piace” alla mia pagina per ricevere tutti gli aggiornamenti!

Il gruppo di partecipanti, alla partenza

Il gruppo di partecipanti alla partenza

Cosa serve per essere una modella? E come funziona un servizio fotografico?

(Se vuoi la risposta rapida alla domanda “Cos’è una modella e cosa significa posare per delle foto?”, puoi andare direttamente alla parte in questione.)

Chi mi conosce sa che da qualche tempo a questa parte ho iniziato una collaborazione fotografica con la make-up artist (e mia carissima amica) Stefania Di Gregorio e ho iniziato a fotografare delle modelle. Le foto si possono vedere su Flickr o sulla mia pagina Facebook.
In realtà si tratta di un’idea che avevo da molto tempo, a dirla tutta da anni, ma non ero mai riuscito a convincere nessuno a posare per me. Sarà che vivo in una zona in cui la gente è timida, ma dopo vari tentativi a vuoto di convincere delle amiche a posare per me ci avevo rinunciato. Le motivazioni, in particolare, erano la cosa più frustrante: “sono brutta”, “non sono fotogenica” o il sempre attualissimo ma completamente insensato “mi vergogno” (di che?)

Fatto sta che finalmente, da un paio di mesi a questa parte, la cosa sta funzionando. Questo post è una specie di flusso di coscienza (e quale blog più appropriato?) per condividere con gli altri e per ricordare a me stesso cosa ho imparato stando dietro alla macchina fotografica quando davanti c’è qualcuno, e anche per riepilogare come “funzionano” questi servizi. Molto probabilmente farò leggere questo post alle persone a cui proporrò di posare per me in futuro, così possono avere un’idea più precisa di come si svolge il tutto.
Due sole note, prima di cominciare: innanzitutto parlerò di modelle, al femminile, perché collaboro con una make-up artist che chiaramente lavora sulle donne, ma buona parte di quello che scriverò si applica anche agli uomini. Inoltre so di avere la tendenza a essere un po’ logorroico, ma preferisco spiegarmi senza lasciare dubbi. Abbiate pazienza, e spero che ne valga la pena.


Iniziamo dal principio: se ti chiedo di posare per me, significa che ti reputo di aspetto abbastanza gradevole da essere ritratta in foto, altrimenti non lo farei. Quindi non sei brutta, e ti assicuro che tutte le piccole imperfezioni che vedi allo specchio ogni mattina si perderanno nelle foto. Continua a leggere, perché poi ne parlo più in dettaglio. Naturalmente, se sei tu che ti proponi, questo problema non dovrebbe porsi.

L’eventuale compenso economico viene discusso chiaramente in anticipo, e tiene conto del lavoro della make-up artist, dell’eventuale hair stylist e del mio lavoro di fotografo, che include sia gli scatti sia la post-produzione (che è un termine più corretto di “ritocco” visto che si tratta spesso di operazioni più complesse.)

Dovrai firmarmi una liberatoria. Prima di iniziare, non dopo. Anche se ci conosciamo da quindici anni. Anche se è la decima volta che lavoriamo insieme. La liberatoria è scritta un po’ in legalese e, a leggerla, sembra che io possa fare qualsiasi cosa con le foto che ti scatto, anche cederle alla NASA per farci le serigrafie sul prossimo rover in partenza per Marte. Effettivamente in teoria è più o meno così, ma non sono una cattiva persona e ti assicuro che non farei mai niente di male alle immagini né, di riflesso, a te.
Se mai dovesse venir fuori qualcuno che vuole acquistare i diritti delle immagini, anche se in teoria potrei legalmente venderglieli e basta (lasciandoti a bocca asciutta) non lo farei senza prima dirtelo per prendere accordi con te, e la tua immagine comunque comincerebbe ad acquistare valore. In altre parole: al prossimo servizio fotografico (con me o con qualcun altro) potrai far leva sul fatto che la tua immagine è stata valutata economicamente, e pretendere di essere remunerata per il nuovo servizio; magari poco, ma remunerata.
Anche Kate Moss ha fatto centinaia di servizi fotografici gratis o a due lire prima di diventare miliardaria. (Se lo diventi, per favore non rovinarti con alcool e droga come lei, ché non vale la pena.)

Se vuoi fare delle foto in particolare o se hai dei suggerimenti sul tema fotografico che ti propongo io, parliamone prima del giorno del servizio. Qualsiasi dubbio ti venga in mente, fallo presente al più presto. La comunicazione è tutto. Non siamo avversari, giochiamo tutti nella stessa squadra. Nessuno vuole mettere in difficoltà nessuno, perché non conviene a nessuno.
Probabilmente ti metterò in contatto anche con la make-up artist e/o con la hair stylist (se per quel progetto c’è) per cominciare a definire alcuni dettagli specifici. Anche qui, se hai idee o dubbi, falli presente al più presto.

Se il servizio ha un tema ben specifico, ma è utile farlo comunque, vai davanti allo specchio e mettiti in posa come se stessimo effettivamente scattando le foto. Se scopri che c’è della musica che ti aiuta a concentrarti o a rilassarti, mandami degli mp3 così posso studiarla e imparare a conoscerla per sfruttarla al meglio durante gli scatti. In alternativa, metterò io della musica di sottofondo che secondo me può aiutare a realizzare le immagini.

Il giorno del servizio porta qualsiasi cosa che pensi che possa servire. Vestiti, accessori, gioielli, davvero qualsiasi cosa. Potrai cambiarti agevolmente lontano da occhi indiscreti, e nessuno ti metterà fretta. Naturalmente dovrai arrivare completamente struccata e, se è prevista l’acconciatura, dovrai avere i capelli al naturale.
Se sei in ritardo, anche di dieci minuti, fammelo sapere quanto prima e provvederò ad avvertire gli altri. Non c’è niente di peggio che iniziare un lavoro spazientiti, e lo dico per esperienza.

La prossima parte è quella più importante, quindi leggila con attenzione.

Modella è una parola che in molti associano a ragazze troppo giovani, troppo magre e in pose troppo audaci. Non è affatto così.
Posare per delle foto significa recitare senza movimento e senza voce. La mia idea di fotografia è il teatro congelato nel tempo, è l’istantanea della vita di un personaggio.
Se ti chiami Rita io non voglio fotografare Rita: voglio fotografare un personaggio interpretato da Rita; chiamiamola Gilda. Voglio che Rita lasci sé stessa e la sua insicurezza fuori dalla porta e che dalla sua anima venga fuori un’altra donna, Gilda, che non è Rita. Voglio vedere la storia di Gilda, le sue gioie, le sue paure, i suoi sogni. Voglio che Rita presti soltanto il corpo a Gilda. Davanti al mio obiettivo muoviti come Gilda, pensa come Gilda, vivi come Gilda: sii Gilda.
Passiamo la vita a leggere romanzi e a guardare film, a vivere le storie di qualcun altro che nemmeno esiste sognando di trovarci al suo posto; con la fotografia, hai la possibilità di essere quei personaggi, di cambiarne la storia, di crearne di nuovi, di viverli; hai la possibilità di essere libera attraverso di loro.
Non mi interessa se non sei magrissima, se porti gli occhiali, se non hai un naso da bambola o se hai una grossa cicatrice, se hai 18 anni oppure 81. Non voglio che tu sia nuda. Voglio che tu permetta al tuo personaggio di vivere attraverso di te per raccontare la sua storia.

Ricordati che le foto sono tanto tue quanto mie: io posso avere un’idea, ma sei tu che devi realizzarla. Io posso guidarti, ma sei tu che reciti. Il regista ha bisogno degli attori e gli attori hanno bisogno del regista.
Col tempo impareremo ad essere sincronizzati e a comunicare con gli occhi: il traguardo è la simbiosi.
Non preoccuparti se avrai difficoltà a mantenere il personaggio. Nessuno ti corre dietro! La frustrazione non aiuta nessuno: un bel respiro, una battuta e si ricomincia. Probabilmente ti sentirai a tuo agio quando anch’io dirò “oops!” e dovrò sistemare le luci, o mi vedrai armeggiare con la mia macchina fotografica per sistemare qualcosa. Si impara sempre strada facendo.

Dopo il servizio, comincerò la post-produzione. Avrò centinaia di immagini, quindi molte saranno cestinate subito. È normale ed è giusto che sia così: dalle varie centinaia si arriverà a qualche decina di immagini che poi saranno ulteriormente ridotte. Ricordati che puntiamo sulla qualità, non sulla quantità.
Prima di iniziare, se ci siamo accordati così, potrei mandarti alcune di queste immagini a bassa risoluzione e con un watermark sopra. Non puoi pubblicarle da nessuna parte, servono solo a te per avere un’idea di cosa abbiamo realizzato. Tieni conto che sono foto grezze, quindi potrebbero sembrare brutte e potresti pensare che sono inutilizzabili. Fidati di me: senza entrare troppo nei dettagli specifici, i file su cui lavoro sono ad alta risoluzione e in un formato che contiene molti più dati rispetto alla versione che ti ho mandato. Questo mi permette di fare quello che in quel momento può sembrarti impensabile.
I tuoi commenti in questa fase sono importanti, ma non sono vincolanti: ti chiedo di avere fiducia in me. Dimmi se ci sono immagini che ti piacciono di più o alcune che proprio non ti piacciono, così possiamo parlarne. Ti assicuro che lo terrò in considerazione, anche per i lavori successivi. Di volta in volta ci si conosce e si lavora sempre meglio.

La post-produzione può richiedere qualche giorno o qualche settimana in base a molti fattori. Abbi pazienza. Se il servizio è andato particolarmente bene (o particolarmente male!) potrebbe essere difficile scegliere le foto migliori o semplicemente decidere quando smettere.
Questo passaggio prevede sia modifiche sulla luce e sull’ambiente, sia piccoli ritocchi cosmetici. Questo non significa che tu sia brutta o imperfetta, o che sia necessario Photoshop per renderti presentabile! Ci sono semplicemente delle cose che di persona non notiamo molto, come ad esempio i cerchi scuri sotto gli occhi (che sono semplicemente causati dalla conformazione del cranio di ognuno di noi) che tuttavia nelle foto in studio, proprio per via del tipo di luce, attirano molto l’attenzione e distolgono lo sguardo dal senso della foto. Non è necessario arrivare al punto di rendere la pelle irreale come in una bambola di porcellana — a meno che non sia proprio quello il tema delle foto — ma è molto comune che venga resa un po’ più liscia, pur conservandone la trama e la struttura reale, dopo aver rimosso le inevitabili e naturali piccole imperfezioni della pelle che abbiamo tutti.
Ripeto: sono modifiche normali e comuni e non implicano affatto che tu sia brutta, assolutamente; semmai è un modo per accentuare ulteriormente la tua bellezza naturale. D’altro canto non è lo stesso scopo del make-up?

Le immagini finali, salvo accordi diversi, saranno alla massima risoluzione possibile con un mio watermark non invasivo, e ne sarà realizzata una versione ridotta per la pubblicazione sul web.
Riceverai copia di entrambe le versioni, e per la tua promozione personale (come indicato nella liberatoria) non dovrai mai toglierlo o modificare in alcun modo le immagini. Non sei tuttavia obbligata a indicare un link al mio sito quando usi le immagini, né indicare separatamente il mio nome; in questo senso, il watermark è la mia firma ed è importante che resti visibile sulle foto.
Riceverai le foto tutte insieme al termine della post-produzione in formato digitale: ti invierò via mail un link per scaricarle o, nel caso si tratti di molto materiale, ti fornirò di persona un CD. Se non dovesse essere conveniente incontrarci solo per darti il CD, ad esempio perché siamo distanti, te lo invierò per posta.

Io pubblicherò tutte le foto sul mio portfolio online, senza vincoli o previsioni sui tempi. Potrei pubblicarle tutte insieme o una alla volta, senza fretta, in modo da massimizzarne l’esposizione. Il tuo nome, reale o d’arte secondo quanto indicato sulla liberatoria, sarà sempre associato alle immagini durante la pubblicazione sul mio portfolio: quanto maggiore sarà la mia esposizione come fotografo, tanto più lo sarà la tua come modella.
Per questo motivo, se ne hai voglia, può tornarti utile seguire l’evoluzione dei commenti, almeno nei primi giorni: rispondere personalmente a quanto viene detto da chi vede le foto ti permette di farti conoscere e può darti e darci nuove idee per nuovi temi fotografici.
Avrai anche modo di vedere come non avevi motivo di essere insicura: finora nessuna delle modelle con cui ho lavorato ha mai ricevuto critiche, nemmeno sulle foto che loro reputavano terribili. Siamo noi i nostri peggiori critici!

In ultimo, la cosa più importante: posare dev’essere un piacere. Se non te la senti o cambi idea dopo aver preso accordi, non aspettare l’ultimo momento. Parliamone il prima possibile e se proprio non ti va di farlo, non importa! Lo scopo principale non deve essere necessariamente avere foto ed ampliare il proprio portfolio: quello che conta davvero è divertirsi e, alla fine, essere soddisfatti del risultato.


Photo by Daniele Nicolucci (…che poi sarei io)

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